Di questi mari non si conoscono le potenzialità, le risorse, le criticità. Nulla o poco più di nulla. E l’Italia dal dibattito sul futuro dei mari e sulle potenzialità della Blue Economy, è pressoché totalmente assente. Ciò a fronte di posizioni particolarmente attive di Spagna e Francia, attivissime nel dibattito in Unione Europea e presenti in forze con ministri e sottosegretari a tutte le occasioni di discussione e progettazione sul settore dell’economia del mare.
La conferma di questo vuoto è arrivata puntualmente dal primo summit sul Mediterraneo occidentale nella chiave della Blue Growth che si è svolto il 2 febbraio scorso a Barcellona. Summit che si è occupato di sviluppo, di sicurezza, di crescita sostenibile e di governance, e che ha tracciato …un mare di opportunità economiche, di sviluppo sostenibile e occupazionali.
Ma l’Italia? Nel tentativo di imprimere una svolta e specialmente di coinvolgere l’opinione pubblica in un processo di Blue Growth che dal 2014 la UE ha indicato come strategia 1 dell’Unione, C&G Blue Vision, Unioncamere e Legambiente organizzano il 21 febbraio a Roma, nella sede di Unioncamere, il primo vertice italiano sulla Blue Economy.
Obiettivo: accendere i riflettori sulla crescita delle economie connesse al mare; indicare al Paese le potenzialità di settore e focalizzare l’attenzione su criticità che potrebbero innescare reazioni a catena negative, in primis quelle relative alle security in un Mediterraneo, che, a causa delle crisi geo-politiche e del rischio terrorismo, rischia di diventare sempre più piccolo minacciando di compromettere attività primarie come quelle relative al turismo sul mare.