Non per mancanza di mercato, anzi, ma per i limiti fisici che lo scalo ha, nonostante l'ingente lavoro di escavo e modernizzazione delle banchine realizzati in questi anni da Autorità Portuale e dagli operatori che hanno fatto di Venezia il secondo più efficiente scalo dopo Genova per la movimentazione container (dati Conftrasporto presentati al Forum di Cernobbio la scorsa settimana).
Una notizia purtroppo attesa che nuoce all'economia portuale, ma molto di più alla manifattura e alle altre attività produttive dell'intero Nordest e della Lombardia orientale. La nave infatti scalerà solo Capodistria per servire dal Nord Adriatico orientale i mercati austriaci e dell'Est Europa.
I mercati oggi serviti da Venezia (Pianura Padana, Svizzera, e Sud della Germania) verranno parzialmente raggiunti con un feeder da Capodistria, ma sono destinati a tornare ad essere serviti dagli scali dell'Alto Tirreno (se non da quelli del Mar del Nord via Gottardo).
Una scelta che Autorità Portuale assieme a Confetra ha stimato costerà alle sole imprese del Nordest non meno di 10 milioni di euro all'anno di maggiori costi di trasporto. Maggiori costi e minor competitività che l'intero nordest dovrà sopportare per ogni anno di ritardo nella realizzazione del sistema portuale offshore-onshore capace di restituire a Venezia, ma anche a Chioggia, Portolevante e Mantova, quella capacità di attrazione dei traffici fondamentale per la crescita dell'economia delle industrie che su essa si basano.