“La capacità di reazione dimostrata dal governo, in particolare attraverso il ministro per lo sviluppo economico, Carlo Calenda, nonché il responsabile del dicastero Trasporti, Graziano Delrio, al crack della compagnia coreana Hanjin, da un lato, hanno fornito un segnale importante di “sensibilità” del paese a queste tematiche diventate emergenziali; dall’altro, hanno messo a nudo la fragilità del nostro sistema logistico e quindi anche portuale”.
Mentre in altri paesi, come Olanda, Germania, Francia si sono affermate forti strutture nazionali in grado di “gestire le crisi”, ma anche di imporre interessi nazionali sul mercato mondiale, l’Italia - ha affermato Duci - appare sovraesposta e priva di soggetti in grado di confrontarsi con i colossi mondiali e imporre scelte di interesse per il nostro paese. Di qui la necessità di ripensare a un grande “Porto Italia” come soggetto all’interno del quale possano svilupparsi rapidamente players nazionali in grado anche di convertire in positività e opportunità gli stress che attraversano il mercato mondiale.