Tra essi i crocieristi, pur sempre un singolo segmento della domanda che interessa l'Italia ma di grande interesse: basti pensare ai quasi 5.000 accosti di navi in oltre 50 porti benché di diversissima natura ed organizzazione e dunque traffico, con 14 di loro a vedere nel 2015 oltre 100.000 passeggeri, concentrando il 90% del traffico nazionale. Si è giunti a questi risultati non solo per merito delle compagnie di crociera, ma per l'impegno di numerose istituzioni e operatori, e su tutti i porti ed i terminalisti, nel garantire un'operatività efficace ed un'esperienza soddisfacente per viaggiatori di tutto il mondo.
Molti porti hanno sostenuto - o stanno sostenendo - investimenti ed operato scelte spesso compiute in un contesto in cui la crescita sembrava inarrestabile. Ma il quinquennio in corso ha mostrato come non sempre - ed anche per fattori evidentemente esogeni al campo d'azione di porti e territori - tale crescita (quantomeno quella in termini di numeri di navi e passeggeri) possa essere data per scontata.
Se infatti a livello mondiale il fenomeno continua a dare dimostrazioni di incremento, a livello di singole aree è fortemente esposto alle scelte di deployment in capo alle compagnie di crociera, che, inseguendo legittimamente risultati economici, possono però esporre porti e territori a salti, negativi o positivi, delle dimensioni di traffico da gestire capaci di generare non pochi shock alle ricadute e alle condizioni economiche ed occupazionali territoriali.
Proprio le oscillazioni che hanno caratterizzato i volumi di traffico in Italia (e nel Mediterraneo tutto) negli ultimi anni hanno rappresentato un invito a riflettere sul fenomeno e sulla sua lettura e gestione attraverso filtri e strumenti che non siano unicamente riferiti ai numeri di navi e passeggeri. Numeri che resteranno, giustamente, una misura fondamentale per comprendere la geografia crocieristica mondiale, ma che non possono essere "lasciati soli" nella definizione di cosa sarebbe giusto ed opportuno inseguire ed ottenere all'interno di questo dinamico e complesso contesto per i porti, così come per le destinazioni.
È quanto mai fondamentale passare da obiettivi di "bigger growth", prevalentemente misurata con indicatori di traffico, a quelli di "better growth", basata su nuovi elementi e concetti. In questi anni, in Italia come altrove, sono stati realizzati alcuni studi, molti dei quali proprio da Risposte Turismo, per comprendere e stimare quali ricadute economiche la crocieristica fosse in grado di assicurare ai territori interessati dal fenomeno avendo un porto capace di accogliere questo tipo di navi e/o essendo destinazione delle escursioni da parte dei passeggeri.
Il progetto che Risposte Turismo ha sviluppato in questi mesi con Assoporti cerca di essere una proposta articolata di nuovo approccio, da parte dei porti, al fenomeno crocieristico, capace di suggerire una visione diversa, più ampia, più responsabile, per inquadrare il fenomeno in una nuova ottica e riconoscere una serie di fronti, quali-quantitativi, cui dare pari dignità ed attenzione nella definizione degli obiettivi (pre) e nel giudizio sulle performance (post). L'ampio numero di aspetti da tenere in considerazione e che vengono esaminati nel corso del lavoro permette di fornire spunti e strumenti che potranno e dovranno essere calati nella singola realtà portuale.