Quindici punti di pesatura sono presenti all’interno del porto, a integrare la capillare rete diffusa fuori dalla città per assecondare l’obiettivo di non intasare né il traffico urbano né le banchine. L’Autorità portuale si accinge ora a entrare nella seconda fase, con l’emanazione di una nuova ordinanza che di fatto alza ancora l’asticella della certificazione in nome della sicurezza e della massima operatività.
Scatta quella che è stata definita la “tracciabilità dei documenti” di peso, una sorta di “pesatura doc” che parla e spiega quali operatori e con quali sistemi è stata eseguita. Il tutto senza intralciare l’operatività, come dimostra il fatto che l’obiettivo di Palazzo San Giorgio resta quello di far arrivare i documenti di pesatura al terminal prima del container.