Quali sono le priorità strategiche di IB? Nel medio periodo, alla luce di un recupero dei traffici confortante in relazione ad una situazione generale abbastanza incerta, l’obiettivo è riequilibrare il traffico intermodale, incidendo sull’attuale organizzazione logistica dell’area padana, e sviluppare ulteriormente il settore immobiliare, quello che in questi anni ha registrato le performance più soddisfacenti.
Si punta anche ad estendere gli accordi di rete, come nel caso dell’intesa con l’Interporto Sud Europa di Marcianise, per attivare un nuovo modello di funzionamento incentrato sulla collaborazione tra sistemi interportuali. Vogliamo sfruttare la nostra posizioni baricentrica sia rispetto al corridoio adriatico, con la recente attivazione di servizi su Bari, sia a quello tirrenico per arrivare a Napoli, fino alla Sicilia. Le maggiori criticità da affrontare? Sulla carta dovremmo essere collegati tramite corridoi doganali con i nostri nodi storici come ad esempio il porto di La Spezia.
Purtroppo quest’innovazione essenziale per la nostra attività si sta scontrando con innumerevoli fattori di resistenza. Poi c’è il problema dell’adeguamento del sistema ferroviario che non si limita solo all’ultimo miglio di accesso ai porti. Mancano in sostanza linee dedicate alla merce, con moduli di stazione che consentano su lunghe tratte il passaggio di treni da 750 metri e 15-16mila tonnellate di portata, l’uso di sagome da pc 80 e p 400.
Questo darebbe una svolta al traffico intermodale merci soprattutto sulla direttrice Nord – Sud della penisola. Come giudica il testo sulla riforma degli interporti? È ancora presto per dare un voto ma il testo risulterà utile solo se inserito in un quadro generale della logistica e non come un elemento a se stante. Quello che conta è la creazione di un quadro coerente di sostegno all’intermodalità, lo sviluppo di condizioni omogenee e coerenti in alternativa al tutto gomma. Giovanni Grande