Nel quartier generale di Assoporti, i vertici della European Sea Ports Organisation hanno analizzato i punti principali del nuovo “pacchetto porti”, che istituisce un quadro normativo per l’accesso al mercato dei servizi portuali; stabilisce requisiti minimi sia relativamente alla qualificazione professionale del personale, sia alle attrezzature necessarie per operare in sicurezza; stabilisce principi per rendere trasparenti le relazioni finanziarie fra autorità pubbliche, autorità portuali e prestatori di servizi portuali, prevedendo la fissazione autonoma dei diritti per l’utilizzo delle infrastrutture portuali.
Al centro della discussione avviata nella sede dell’Associazione dei Porti Italiani, l’atteggiamento ritenuto ondivago del legislatore europeo, che se da una parte assegna ai singoli porti la sola facoltà di stabilire i diritti per l’utilizzo delle infrastrutture portuali sulla base delle proprie strategie commerciali e di investimento, dall’altra richiama al rispetto delle regole della concorrenza.
L'impianto del regolamento – questo il succo del ragionamento - ha una vocazione naturale verso la piena trasparenza e autonomia dei porti europei i quali, per competere a pieno titolo nel libero mercato, non possono essere soggetti a regole differenti sulla base del quadro di riferimento nazionale.
Dopo aver più volte sottolineato l'importanza dell'autonomia gestionale e finanziaria dei porti, i rappresentanti delle Autorità Portuali dell'Ue hanno valutato alcune proposte di studi: uno sul potenziale dei porti marittimi e delle vie di acqua interne, e uno relativo al trasporto marittimo, che sarà presentato nel mese di settembre. Infine, è stata valutata, e rinviata ad un prossimo confronto a Bruxelles, la richiesta di adesione ad Espo quale membro osservatore di alcuni porti adiacenti all’Unione.