Tutto ciò malgrado la perdita di 40.000 crocieristi rispetto all’esercizio dell’anno precedente, che salgono a oltre 160.000 crocieristi persi dall’esercizio chiuso al 31/05/2013, dopo l’introduzione dei limiti di navigazione e la autolimitazione del tonnellaggio a 96.000 tonnellate praticata dalle compagnie.
“Tale situazione ha generato un maggior numero di toccate salite di 37 unità da parte di navi di minor tonnellaggio che hanno comportato per VTP un notevole sforzo organizzativo, con revisione delle procedure operative e un potenziamento sia delle infrastrutture, che dell'operatività delle banchine - spiega Sandro Trevisanato, Presidente di VTP S.p.A. - Il Porto Crociere di Venezia ha quindi registrato una sostanziale tenuta, ma la situazione dovrebbe essere risolta a livello governativo al più presto, perché vietando l’accesso alla maggior parte delle nuove navi,
Venezia rischierebbe di ospitare quelle meno recenti e tecnologicamente meno avanzate con una progressiva marginalizzazione del terminal lagunare, baricentro dei traffici adriatici, generando ripercussioni sull’intera crocieristica italiana e su tutto l’indotto occupazionale ed economico ad essa collegato. Se le normative non cambieranno rapidamente, il proseguire del declino appare inevitabile con pregiudizio di un intero comparto che in termini economici di spesa di passeggeri, equipaggi e navi vale oltre 450 milioni di euro annui.
VTP è riuscita a compensare il calo del numero dei passeggeri, ma tale fattore incide pesantemente su molte aziende della filiera crocieristica, molte delle quali hanno subito e subiranno, in caso di una mancata soluzione, danni rilevanti”.