Tra l'altro, troppo spesso si dimentica che nel nostro Paese l'indotto petrolifero non è bloccato, bensì ci sono pozzi che, pur essendo già stati trivellati, attendono le autorizzazioni per essere aperti. Il greggio non può essere sostituito da altre fonti energetiche ed è ancora lungi dall'esaurirsi, a differenza di quanto si è detto negli anni: molte previsioni si sono rivelate errate e le nuove tecniche estrattive, come ad esempio quelle utilizzate negli Usa, come fracking e shale oil, ridisegnano gli scenari di mercato". Sulla politica energetica italiana, Marsiglia ha le idee molto chiare:
"E' necessario velocizzare i processi autorizzativi, ci sono aziende straniere che se non hanno certezza regolamentare e di business non investono nel nostro Paese. La politica energetica va creata: un grande operatore come Eni dovrebbe dettare le linee guida da seguire, ma così non è. Il gruppo guidato da Descalzi a mio giudizio sta investendo troppo fuori dal nostro Paese, come in Egitto e Ghana, ma non dimentichiamo che anche il gas estratto a Zohr deve essere venduto. L'Italia ha invece bisogno dell'indotto proveniente dalla raffinazione. Inoltre trovo incredibile che, a seguito di quanto accaduto al Centro Oli di Viggiano, in Basilicata, l'indagine abbia bloccato la produzione, con danni per i fornitori e soprattutto per i dipendenti, con 240 persone in cassa integrazione".Il Presidente di FederPetroli non risparmia poi una stoccata allo Sblocca Italia: "Lo Sblocca Italia - ha detto Marsiglia - per paradosso ha bloccato tutto l'indotto energetico italiano, così come le infrastrutture. Di fatto, si è voluto togliere potere ai territori per portare le decisioni in materia energetica a Roma, ma è stata una strategia fallimentare: devono essere Regioni, Province e Comuni a decidere. Il referendum dello scorso aprile ha dimostrato che la situazione attualmente è in fase di stallo per quanto riguarda le piattaforme offshore".