E, soprattutto, calano rispettivamente del 14,7% e del 31,7% sia le assunzioni in generale sia quelle con contratto a tempo indeterminato. Anche i consumi, che nel corso del 2015 avevano contribuito ad attenuare il processo di uscita dal mercato delle imprese del commercio, segnano il passo, mentre restano elevate le sofferenze sui crediti alle imprese, un andamento che rende più difficoltosa la richiesta di mutui. Tanto che nel primo trimestre il credito alle imprese registra appena lo 0,3% in più rispetto al 2015. “I dati poco rassicuranti dei primi mesi dell’anno confermano che la ripresa dell’economia campana è ancora debole e fragile.
E’ una crisi che viene da lontano ed aggravata dalle incertezze dell’economia internazionale, che trascinano tassi di disoccupazione elevati un elevato peso delle sofferenze e livelli di attività ancora lontani da quelli di fine anni ‘90”, sostiene Paolo Emilio Mistrulli, responsabile della Divisione Ricerca della sede napoletana. Si salva dal baratro il turismo che, se nel 2015 ha registrato un soddisfacente incremento del 3,6% delle presenze, ha visto crescere del 16,5% la propria spesa (1,8 mld di euro, pari al 5,1% del totale Italia) con oltre 35 milioni di introiti solo da musei ed aree archeologiche. Per il resto, nel 2015 il Pil è cresciuto dello 0,3%, l’export del 2,8%, l’occupazione dell’1%, mentre sono aumentati dello 0,3% sia gli investimenti fissi che i consumi delle famiglie.
E’ stata comunque l’industria a trainare le migliori performance con una crescita del valore aggiunto (+0,6%) dopo una prolungata fase di contrazione iniziata negli anni della crisi, ma questo trend è stato interessato soltanto dalle imprese con più di 50 addetti. Segue il comparto agroalimentare con i prodotti conservieri, lattiero-caseari e da forno, mentre tra i servizi si è interrotto il calo della movimentazione container a Napoli ed aumentati i transiti per Capodichino (+3,4%) e quelli dei crocieristi a Napoli e Salerno (+16%). Anche le compravendite immobiliari sono aumentate (+5,6%) per effetto della flessione dei prezzi, ma il valore della produzione delle costruzioni è rimasto con il segno meno.
L’indagine della banca prende in esame anche i fallimenti che in Campania si sono ridotti, così come il numero di liquidazioni volontarie. Il flusso delle nuove sofferenze si è attenuato ma rimane ancora elevato, in particolare per le imprese di costruzioni.
Eduardo Cagnazzi