17 maggio 2016 - Sulla questione dei rimborsi forfettari per le spese non documentate il Governo mantenga gli impegni assunti con la componente artigiana dell’autotrasporto che, ancora una volta, rischia di essere la più penalizzata pur continuando a garantire elasticità, in questa fase delicata per tutto il comparto, ad un sistema economico reso rigido dai costi operativi italiani, più alti della media europea e da una concorrenza sleale sul fronte del costo del lavoro. Così la CNA-Fita, associazione di rappresentanza del trasporto artigiano. Nei giorni scorsi si è concluso, per così dire, il giro delle “consultazioni” con le Istituzioni di riferimento che dovrebbero, sul fronte governativo, garantirne l’esito come fu concordato nel novembre scorso, alla vigilia dell’elaborazione della Legge si Stabilità. Allora l’accordo prevedeva una deduzione forfettaria dal reddito, per i trasporti effettuati personalmente dall’imprenditore, con un unico importo pari a 56 euro giornalieri; somma che avremmo dovuto già avere confermata da tempo. Oggi, dall’Albo come dalla stessa voce del Sottosegretario Vicari, le rassicurazioni suonano sospette e la cantilena è la solita: “Secondo le elaborazioni del Ministero dell'Economia, mancherebbero risorse per confermare l'importo definito di 56 euro”. Un ritornello stantio (uguale a quello dello scorso anno) ma soprattutto privo di fantasia e di garbo per chi nell’autotrasporto si è reso fin troppo disponibile nei sacrifici, nell’accogliere proposte innovative così come nell’attesa. Alla vigilia delle scadenze previste per le dichiarazioni dei redditi, CNA-Fita ribadisce l’urgenza di ottenere quella deduzione pari a 56 euro e non ipotesi ulteriormente ridotte così come qualcuno già comincia a paventare (si parla di 50 euro). Infine ci auguriamo che il presidente del coordinamento unitario Unatras, Genedani, sappia mantenere alta la guardia per tutte le rappresentanze artigiane.