Le attuali previsioni contenute nella bozza di Decreto Legislativo non valorizzano pienamente le piccole imprese né sufficientemente quelle specialistiche, mettendo a rischio il tessuto economico più vitale e meno protetto del nostro Paese e rischiando di tradire le premesse di una riforma che avrebbe potuto costituire per le stesse una grande opportunità.
Togliere ogni vincolo al subappalto senza introdurre alcuna cautela contro le “scatole vuote” come, ad esempio, l’obbligo di riconoscere i Certificati di Esecuzione Lavori (CEL) esclusivamente agli esecutori delle opere, per avere la certezza che chi utilizza questo strumento sia, a sua volta, qualificato ed in quanto tale garante dell’attività espletata da altri, oltre ad essere in contrasto con i principi delle Direttive Europee (che prevedono una reale qualificazione degli operatori) può avere gravi ripercussioni non solo all’interno della filiera degli operatori, ma anche in tema di sicurezza, qualità delle opere e permeabilità dell’appalto alla criminalità organizzata.
A tal fine, ANAEPA/confartigianato, CNA/Costruzioni e FINCO ribadiscono la necessità di definire la quota parte subappaltabile, anche mantenendo l’attuale limitazione al subappalto, al fine di garantire massima trasparenza nella partecipazione alle gare premiando le imprese in possesso di requisiti organizzativi effettivamente commisurati al tenore dell’appalto.
Limitare artificiosamente le possibilità di pagamento diretto per subappaltatori e fornitori di beni, servizi e lavori oltre ad essere in contrasto con gli articoli 13 e 15 della Legge 180/2011 -"Norme per la Tutela d'Impresa. Statuto delle Imprese" - e con il dettato stesso della Legge Delega [lettera rrr) dell’art. 1, comma 1 Legge 11/2016] rappresenta un fatto gravissimo che colpirebbe proprio quella fascia di medie, piccole e piccolissime imprese che le citate Leggi, ma ancora una volta i principi comunitari – non solo quelli del c.d. Small Business Act, ma quelli contenuti nelle stesse Direttive Appalti – tendono a tutelare.