La Federazione del Mare ha presentato lo scorso ottobre a Milano il V Rapporto sull’economia del mare realizzato assieme al Censis, dove si conferma come il cluster marittimo sia uno dei settori più dinamici dell’economia italiana, contribuendo al PIL nazionale per quasi 33 miliardi di euro (2,03%) e fornendo occupazione a circa il 2% della forza lavoro del Paese (quasi 500mila persone, fra addetti diretti ed indotto).
La flotta di bandiera italiana è tra le principali al mondo, la terza dei grandi paesi riuniti nel G20, e supera i 17 milioni di tonnellate di stazza, con posizioni di assoluto rilievo nei settori più sofisticati (navi ro-ro, da crociera, per prodotti chimici). Il nostro Paese mantiene la leadership europea nel traffico crocieristico (con 6,2 milioni di passeggeri e 4.600 scali di navi), nella costruzione di grandi navi passeggeri e in quella di motor-yacht di lusso.
I porti italiani sono al quarto posto in Europa per l’interscambio commerciale con le aree esterne all’Unione. Costituita nel maggio 1994, la Federazione del Sistema Marittimo Italiano riunisce oggi gran parte delle organizzazioni del settore – AIDIM (diritto marittimo), ANCIP (lavoro portuale), ANIA (assicurazione), ASSONAVE (industria navalmeccanica), ASSOPORTI (amministrazione portuale), ASSORIMORCHIATORI (rimorchio portuale), CETENA (ricerca navale), COLLEGIO CAPITANI (stato maggiore marittimo), CONFITARMA (navigazione mercantile), FEDERAGENTI (agenzia e intermediazione marittime), FEDEPILOTI (pilotaggio), FEDERPESCA (navigazione peschereccia), FEDESPEDI (trasporti internazionali), INAIL ex IPSEMA (previdenza marittima), RINA (certificazione e classificazione) e UCINA (nautica da diporto) – al fine di dare rappresentanza unitaria al mondo marittimo, per consentirne l’apprezzamento come fattore di sviluppo ed affermarne la comunanza di valori, di cultura e di interessi, che scaturisce anche dal costante confronto con l’esperienza internazionale.