Tra gli intervenuti Massimo Granieri, responsabile dry cargo di Banchero&Costa, ha affermato che il 2016 sarà un anno difficile per il mercato dei noli dei carichi secchi. Anche Alcide Ezio Rosina, presidente di Premuda e vicepresidente di Confitarma, ha sottolineato che il surplus di navi e la scarsa merce sono la causa di noli molto bassi che non coprono attualmente forse nemmeno la metà dei costi di gestione di una singola unità.
“Le cose sono andate in crisi nel 2009 - ha sottolineato Rosina - con un calo della redditività delle navi e del loro valore. Ma bastava un seppur minimo aumento dei noli e subito si riscontrava un boom di costruzioni di navi”.L’effetto combinato di afflusso di capitali finanziari e l’abbassamento dei prezzi operato dei cantieri navali sul costo delle nuove costruzioni ha fatto crescere a dismisura la disponibilità di nuovo naviglio. Fabrizio Vettosi, managing director di Venice Shipping and Logistics spa e Consigliere Confitarma, ha sottolineato come sia ormai cambiato il modello di business e lo shipping deve adottare nuovi schemi di ragionamento:
“Per l’armatore centro focale dell’attività era la nave, ora invece deve confrontarsi con gli aspetti macroeconomici e geopolitici”.In particolare, nel futuro la Cina come grande importatore e grande armatore di materie prime giocherà un ruolo importante sui mercati delle drybulk maggiori che si concentreranno sulle rotte Cina-Australia e Cina-Brasile, mentre le dry-bulk minori, che non interessano la Cina, risentiranno della concorrenza delle portacontenitori. Anche se non vi è una unica soluzione, la demolizione delle unità obsolete, il disarmo temporaneo di altre ed eventualmente pool di armatori come è già stato fatto nel settore cisterniero potrebbero aiutare a ritrovare un giusto equilibrio di mercato.