31 dicembre 2015 - Cinzia Franchini, Presidente nazionale CNA-Fita, scrive agli autotrasportatori artigiani:
Cari colleghi autotrasportatori,
preparatevi dunque a subire ancora l’ennesimo aumento dei pedaggi. L’anno scorso sono cresciuti dell’1,32% mentre, nel 2016, dovrebbero aumentare solo, si fa per dire, dell’1,1%.
Dalle vostre Associazioni di rappresentanza non aspettatevi rimbrotti o peana contro i Concessionari autostradali, perché con questi ultimi, loro, hanno già ottenuto ciò che preferiscono: i soliti rimborsi all’autotrasporto, garantiti da fondi pubblici, attraverso l’intermediazione dei consorzi di servizi che si trattengono le consuete provvigioni le quali vanno ad assottigliare le reali risorse destinate alla categoria.
Staremo poi a vedere, tratta per tratta, di quanto sarà realmente l’aumento medio per il 2016 al casello!
Dal Governo di turno la vicenda è stata trattata alla stregua degli altri Governi che si sono fin qui succeduti. Le solite orecchie da mercanti.
Magari da chi ha criticato le Associazioni di categoria definendole corpi intermedi per la loro inerzia al cambiamento e la loro predilezione al corporativismo, ci saremmo aspettati più attenzione per chi, come la CNA-Fita, ha avanzato proposte e soluzioni che avrebbero potuto stravolgere, almeno sui pedaggi, lo status quo, garantendo al contempo gli interessi del Paese e quelli della stessa categoria.
Nell’autotrasporto l’unitarietà dei corpi intermedi dimostra invece di preferire lo schema consortile sopra richiamato “dei rimborsi” a carico dello Stato, agli “sconti direttamente al casello” a spese dei concessionari autostradali.
Eppure chi spesso critica quei corpi intermedi, il Governo, alla fine, pare avere scelto corpulenti intermediatori a senso unico.
E’ evidente che chi gestisce e rappresenta le autostrade italiane pare essersi impadronito anche delle sorti del nostro settore; ciò che stupisce non è però l’evidenza di tutto ciò, quanto l’incapacità di chi si è candidato a cambiare il Paese e a cambiare verso, a rendersi realmente autonomo da certi schemi che quel cambiamento di sicuro non lo vogliono.
Che l’unitarietà della categoria assomigli ad un conclave di comparse con un unico regista - impresario è un dato di fatto. Per governare l’autotrasporto tanto è bastato, ma almeno noi abbiamo preferito non partecipare alla solita farsa.
Così i pedaggi continuano ad aumentare senza poter minimamente mettere in discussione il modello di business che vede lo Stato rimborsare non gli autotrasportatori, bensì tutte le sovrastrutture create ad arte per riassorbire una parte importante di quegli stessi incentivi.
Invece di cambiare, si sceglie di perseverare e, dopo il fallimento del Sistri (sistema di tracciabilità dei rifiuti) pagato a caro prezzo da tutti noi, si prepara anche la nuova “Piattaforma - infrastruttura telematica e il nuovo pedaggio” da far gestire ai soliti noti.
CNA-Fita ha da tempo smesso di prestarsi a questa messa in scena dove si urla di tutto e di più mantenendo però inalterati gli “affarucci di bottega”. Di certo oggi non è diventata corta solo la coperta delle imprese, ma si è ristretta a dismisura anche quella della credibilità di chi si è proposto a rappresentarne gli interessi nelle Associazioni e in Parlamento.