In questo contesto vive un intero “popolo del mare” che risponde, più precisamente, col nome di “marittimi”, vittime, troppo spesso, di sfruttamento e solitudine. Questo il tema di fondo dibattuto nel meeting di apertura dell’anno sociale dell’International Propeller Club Port of Venice.
“L'incontro con i soci del Propeller Club di martedì 24 u.s., oltre a darci la possibilità di descrivere la vita dei marittimi e il nostro operato, ha cancellato quella leggera patina di isolamento che anche un gruppo di lavoro come il nostro rischia di appiccicarsi addosso: aiutare gli invisibili rischia di renderti tale – ha dichiarato il presidente di Stella Maris Friend’s – Seafares Welfare Venice dr. Andrea Pesce - Con gli amici del Propeller abbiamo parlato delle nazionalità di provenienza dei marittimi, considerando anche la doppia realtà veneziana (merci e crociere), sottolineando il fattore "donna",come il più significativo per identificare le differenze tra il settore delle navi da carico e quelle passeggeri. "Fattore donna" che per altro è ben presente anche all'interno della stessa Stella Maris' Friends, dove due operatrici, Anita Liubani e Marta Scarpa, si occupano anche del cosiddetto "ship visiting", ossia la quotidiana attività di visite a bordo nave in Porto Marghera, dove portiamo aiuto ai marittimi, in particolare per quello che riguarda la possibilità di comunicare a casa e per uscire dalla Port Facility e raggiungere l'area urbana.
Ma quali sono le criticità che penalizzano l’operatività di Stella Maris Friend’s nel porto di Venezia: mancanza di personale; difficoltà ad accedere ai terminals e stabilimenti; coordinamento con gli altri “attori portuali”; riconoscimento del prezioso ruolo di Stella Maris nell’assistenza al personale navigante.
Nel corso del meeting,rispondendo a queste pressanti richieste, il dr. Martino Conticelli responsabile della sicurezza dell’Autorità Portuale di Venezia, a nome del presidente Paolo Costa, ha assicurato la massima collaborazione dell’ente perché il porto di Venezia possa rispondere in maniera sempre più adeguata al popolo dei marittimi, per renderli “sempre meno invisibili nel grande oceano dell’interscambio marittimo mondiale”.