E soprattutto una forte sinergia di intenti tra industriali e le istituzioni. A partire da Bagnoli e dall’area Est, come ha sostenuto il presidente degli industriali napoletani, Ambrogio Prezioso, nel corso dell’annuale assemblea ordinaria. Gli imprenditori chiedono tre linee di sviluppo: politica industriale, infrastrutture materiali ed immateriali, rigenerazione delle aree urbane. Da sostenere con risorse nazionali ed europee. Politica industriale.
E’ il principale motore dell’innovazione e della crescita economica. Ma occorre sviluppare sinergia tra ricerca pubblica e privata ed internazionalizzazione. Senza l’estero non si va da nessuna parte, settori come l’aerospazio, l’agroalimentare, fashion ed auto motive hanno grandi opportunità in tal senso, ma devono essere sostenute dagli investimenti. Pubblici e privati. E vanno utilizzate al meglio le risorse di Horizon 2020 che ha una dotazione di quasi 80 miliardi di euro. Infrastrutture e reti. Il gap infrastrutturale continua a penalizzare il Mezzogiorno. L’avvio dei cantieri per realizzare l’Alta velocità-capacità tra Napoli e Bari non basta.
Per gli industriali occorre uno sforzo per diffondere le reti energetiche in modo da ridurre i costi per le famiglie e le imprese, come va riconvertito il sistema portuale, collegandolo a retro porti, a reti logistiche che consentano di assemblare e valorizzare le merci destinate ai mercati di sbocco, tramite linee su ferro. Solo così, sostengono, il Sud e il Sistema Paese possono intercettare i traffici sottraendoli alle rotte che approdano ai porti del Nord Europa. Ma per fare tutto questo, il porto di Napoli deve uscire dal commissariamento e diventare un hub logistico-commerciale e turistico, integrandosi con le altre strutture portuali coordinate dall’Autorità di Sistema, in una visione che sappia far diventare competitivo il sistema regionale.
Rigenerazione urbana. Al rilancio del settore manifatturiero, quello trainante per l’economia regionale, serve anche la riconversione delle aree degradate e dismesse finalizzata a un nuovo modello di città. Ma per fare tutto questo occorre la cooperazione. Non solo tra le istituzioni e il mondo commerciale e produttivo, ma soprattutto tra gli enti locali e quello centrale. E questo vale sia per Bagnoli che per la zona Est, sia per l’area archeologica vesuviana.
L’istituzione della cabina di regia per Bagnoli va in questa direzione, dopo vent’anni di immobilismo e di mancati progetti di cui il capoluogo e la regione ne pagano ancora le conseguenze con costi altissimi per i cittadini.
Eduardo Cagnazzi