In sintesi, spiega il leader degli albergatori campani,(...)
“con questo passo il Governo ha messo fine ad un vincolo contrattuale in virtù del quale le strutture non potevano promuovere offerte più vantaggiose di quelle dei portali. Un accordo che danneggiava sia l’imprenditore che il consumatore. Ora invece l’utente potrà scegliere se affidarsi ad uno di questi operatori o contattare la struttura per verificare l’esistenza di offerte o avviare una trattativa con le stesse”.
Proprio quest’ultima opzione, del resto, era stata consigliata dalla Federalberghi nazionale quando prima dell’estate lanciò la campagna “Fatti furbo” dopo aver presentato ricorso al Tar del Lazio a seguito della decisione dell’Antitrust che aveva accettato a sua volta, rendendoli vincolanti, gli impegni presentati dalle società del gruppo Priceline, Booking.com B.V. e Booking.com (Italia). In più, spiegano i dirigenti della Federalberghi, quando la legge entrerà in vigore dopo la definitiva approvazione in Senato tutti gli attori saranno spronati a nuovi investimenti e ad una gestione più efficiente. Gli alberghi che vorranno potenziare le vendite dirette dovranno aumentare gli investimenti in tecnologia e formazione. A loro volta i portali, non potendo più contare sulla rendita di posizione delle clausole di parity, dovranno investire su servizio e riduzione delle commissioni. A ciò si aggiunga che la norma approvata colma un consistente divario con la Francia, nostro principale concorrente, che ha abolito la parity rate con la legge Macron, entrata in vigore il 6 agosto scorso. Il medesimo principio è applicato anche in Germania, in seguito ad una decisione del Bundeskartellamt del 20 dicembre 2013. I tre paesi, con oltre 200mila hotel e più di 6 milioni di posti letto, possiedono più del 40% della capacità ricettiva dell’Unione Europea.