Anche quest’anno, però, i caicchi hanno messo da parte la loro anima mite e si sono trasformate in macchine da regata, con momenti entusiasmanti come il lato di bolina con vento forte e mare formato durante la tappa di Leros. Tra i caicchi più grandi, nella categoria Gulet XL, si è imposto lo Sts Bodrum, caicco del 2001 di 35.7 metri f.t. disegnato da Yücel Köyağasıoğlu, una vera archistar dei caicchi.
Uomo eclettico, l’architetto turco non solo le barche le disegna, ma le costruisce anche. Ovviamente naviga a bordo dei caicchi e la sua passione per la pittura lo spinge anche a dipingerli. Non disdegna nemmeno la scrittura e ha dato alle stampe due libri, Spinnaker nel Bosforo e Yelkenliner (Barche a vela) dal poetico sottotitolo di Fate Alate del Mare.
Al secondo posto Borina I, caicco del 2001 di oltre 30 metri così come il terzo, Zephiria II (30.85) costruito nel 2007. Nella categoria dei caicchi classici, ovvero i Gulet, si è ben comportato l’Italiano Santa Lucia, che ha conquistato un 10° posto assoluto. Vincitore è risultato un habituée , ovvero Grandi, caicco di 26 metri del 1991 già salito più volte negli scorsi anni sul gradino più alto del podio. Seguono Jasmin I, un 25 metri del 98 e Ayaz, un 21 metri del 1983.
Nella categoria vele bianche il Santa Lucia è 5°, penalizzato da uno scarto del peggior risultato di soli 8 punti. Pur avendo terminato tutte le tappe (8-4-2-7) il regolamento ha consentito a tre barche che non sono riuscite a completare la bolina nella tappa di Leros, di scartare i 16 punti presi in quella occasione quali punteggio peggiore. Per il Santa Lucia, rimane la soddisfazione di un prestigioso secondo posto nella tappa più dura e di essere riuscito a portare a termine una prova laddove hanno fallito gran parte dei professionisti turchi al timone dei loro caicchi.
“E’ stata un’esperienza emozionante – commenta soddisfatto Michele Alfredo Paese, armatore del Santa Lucia – e il risultato è importante fino ad un certo punto. La verità è che abbiamo regatato anche al di sopra delle nostre aspettative. D’altronde questo tipo di regata era per noi un mondo tutto da scoprire, e aver terminato la tappa di Leros, esserci piazzati al decimo posto in generale e al quinto tra le vele bianche, non può che renderci orgogliosi. Devo ringraziare per questo tutto l'equipaggio con il comandante Felice Calabrese in testa. Devo anche dire – conclude Paese – che regatare qui ci ha pienamente appagato. Vedere un caicco in navigazione è una cosa splendida. Vederne due una felicità. Tre un’eccezione. Immaginate cosa si prova a vedere tutta la flotta schierata. Sarà un’esperienza da ripetere.”