La cantina nasce dal progetto di due architetti di fama internazionale, Davide Vargas e Luciano Palmiero, che hanno unito funzionalità, bellezza e attenzione al territorio in un’unica opera. Il progetto è stato esposto alla 13° Biennale di Architettura di Venezia e pubblicato sulla rivista internazionale Domus: un cantina con un linguaggio scarno ed essenziale, niente fronzoli, niente decorazioni, solo colori naturali (legno, cemento, vetro) e linee geometriche. La parte inferiore entra nel ventre della terra e ne sfrutta la freschezza e l’umidità. La parte superiore, con due edifici trapezoidali, si staglia tra le vigne.
I materiali rendono la struttura equilibrata e in armonia con l’ambiente incontaminato, a cui si aggiungono le tecnologie ad impatto ambientale quasi ridotto a zero che rendono l’azienda una struttura vivente che prende dalla natura e alla natura dà. L’appuntamento di lunedì è il secondo dedicato all’azienda e riservato agli operatori campani. Il primo evento è stato “Sclavia incontra Don Alfonso”, binomio d’eccellenza al ristorante di Sant’Agata sui due Golfi, che ha visto la presentazione della gamma dei vini autoctoni delle terre del Volturno prodotti dall’azienda di Liberi in uno dei luoghi simbolo della ristorazione campana nel mondo, il ristorante stellato “Don Alfonso 1890”.
Protagoniste della degustazione le etichette Granito, Montecardillo, Calù e Liberi. L’azienda “Sclavia” muove i suoi primi passi nel 2003, quando Andrea Granito acquista il primo pezzo di terra a Liberi e pianta due vitigni autoctoni millenari: il Pallagrello e il Casavecchia. Dopo la prima vendemmia, il suo entusiasmo contagia amici e parenti: l’avvocato Lello Ferrara e i fratelli Fortuna e Pasquale Mormile, lei con un passato nei beni di lusso, lui psichiatra. Con il passare degli anni la famiglia si allarga a una nuova generazione di amanti del vino: Carmen Granito, Lucia Ferrara e Andrea Cardillo. Oggi, per gestire l’azienda e suoi 14 ettari vitati, i soci sono affiancati da un team di tecnici esperti: gli agronomi Mario Pagliaro e Pasquale di Muccio, e l’enologa Anna Dalla Porta.
Eduardo Cagnazzi