Il Governo si muove nella direzione di dare un giusto peso alla logistica nel contesto economico-produttivo nazionale. Quale la percezione del settore Autotrasporto?
Ci auguriamo sia la volta buona! La filiera logistica è molto complessa e articolata nei soggetti, nei ruoli e nei problemi che la animano. Un problema su tutti è la spasmodica tentazione di gestirla sempre e solo attraverso la contrazione dei costi: al ribasso. In Italia purtroppo siamo molto distanti dall’approccio che in altri Paesi consente di valorizzare le professionalità e le competenze di una filiera così strategica per le economie moderne. Il punto di vista dell’autotrasporto è quello più distante perchè costretto in fondo a questa catena e soprattutto depresso da un “sistema Paese” che gli impone costi operativi assolutamente fuori mercato e in media molto più alti che in altri Paesi Europei. Carburante, pedaggi, assicurazioni per non parlare poi del costo del lavoro. Tutto da noi costa di più che altrove. A questo si aggiungono una serie di carenze o mal funzionamenti infrastrutturali che ci mantengono, per esempio, tra i Paesi con la velocità commerciale più bassa d’Europa.
In relazione al Piano Nazionale della Logistica e dei Porti quali le lacune e quali i suggerimenti migliorativi?
Più che un suggerimento servirebbe un principio guida che in Italia dovrebbe valere sempre: non disperdere, semplificando. Di Piani della Logistica ne abbiamo avuti fin troppi e ci sono costati una fortuna. La politica fa bene a scegliere pochi porti sui quali investire e soprattutto quelli giusti per concentrare, migliorando, la gestione dei flussi commerciali. Lo stesso su tutto il resto: interporti ed aeroporti. La coperta è così corta che continuare a sperperare risorse sarebbe pura follia di cui beneficerebbero pochi a discapito di un Paese intero.
Nel testo del Piano si “legge” più centralità e meno territorio. Scelta condivisibile?
Territorio e Nazione debbono comprendere che le strategie logistiche sono continentali ed internazionali. Non possiamo prescindere da una visione che deve tener conto di dove vengono realmente progettate e concordate le rotte commerciali. Il resto segue e si chiama sburocratizzazione, costi operativi di mercato, capacità di attrarre e organizzare operatori. Una regia centrale aiuta e il territorio non potrà che goderne dovendo necessariamente accettare un approccio glocal alla logistica. Credo che chi oggi intende dividersi su una simile semplificazione lo fa perché portatore di interessi particolari e di certo non improntati al recupero di competitività.
mdc