Ravenna, 12 giugno 2015
In relazione all’articolo apparso oggi su “Il Resto del Carlino”, intitolato “Il dosso cresce giorno dopo giorno. E le navi portano cereali a Venezia” e all’agenzia DIRE diffusa questo pomeriggio, con le dichiarazioni del dottor Ottolenghi, desidero – anche a difesa del lavoro dei miei collaboratori – precisare quanto segue:
1) per quanto riguarda l’avamporto, la situazione del fondale è costantemente monitorata
dall’Autorità Portuale e dalla Capitaneria di Porto. Proprio stamattina ho sentito il Comandante della Capitaneria Giuseppe Meli – con cui continua un lavoro di collaborazione non comune, realmente finalizzato al solo interesse del Porto di Ravenna – il quale mi ha confermato che non c’è nessuna Ordinanza in uscita.
La decisione di indire una gara per l’intervento di rimozione del materiale accumulatosi in avamporto è stata una scelta obbligata dal momento che la legge, così come disposto dal DPR 207 del 2010, prevede che si considerino “di somma urgenza” solo quelle circostanze che determinano pregiudizio alla pubblica incolumità. Il problema attuale dell’avamporto è un problema commerciale e la quantità dragare, che non è aumentata rispetto ai giorni dell’alluvione è sensibilmente superiore a quella dello scorso anno.
Pertanto non vi erano le condizioni per utilizzare la procedura di somma urgenza.
2) Venendo ai problemi del porto sollevati per l’ennesima volta dal Presidente di Confindustria, dottor Guido Ottolenghi, le cui dichiarazioni ritengo irresponsabili e diffamatorie del mio Ente e della mia persona, non posso non rimarcare che il Progetto “Hub Portuale di Ravenna”, trasmesso alla Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture, è figlio del Progetto a me consegnato, a marzo 2012, proprio dal dottor Ottolenghi. Nonostante ciò, i comunicati e le dichiarazioni di Confindustria e del dottor Ottolenghi hanno creato ingenti problemi al Progetto Hub Portuale di Ravenna sia a livello locale sia, soprattutto, a livello ministeriale e con la BEI (Banca Europea degli Investimenti ), per non parlare dei gravi danni di immagine subiti dall’Ente e dal suo Presidente. Abbiamo, infatti, passato i mesi di febbraio e marzo a spiegare a tutti questi interlocutori che non si trattava di un’opera immobiliare, come dichiarato pubblicamente dal Presidente di Confindustria, ma di una grande opera marittima.
Tutti sanno, peraltro, che quel Progetto prevedeva lo svuotamento delle casse di colmata di proprietà Sapir, piene già dal 2011, un anno prima del mio arrivo, e che adesso sono l’oggetto dell’indagine penale della Procura della Repubblica di Ravenna. D’altra parte gioverà ricordare che l’Autorità Portuale di Ravenna è l’unica Autorità Portuale in Italia che non ha nè terreni nè casse di colmata di sua proprietà e che, dall’anno della sua creazione, è stata costretta ad affittare le casse di colmata del “privato” Sapir, nelle quali sono confluiti i dragaggi del Porto di Ravenna sino al 2011. Se, come sostiene la Procura della Repubblica, la gestione di quei dragaggi/rifiuti da parte di chi li ha prodotti o di chi li detiene è stata “irregolare”, l’Autorità Portuale è parte lesa e al momento opportuno chiederà i danni a chi di dovere.
Adesso non è più tempo per le parole e spero di non dover perdere altro tempo a replicare a tutti gli attacchi che quotidianamente ricevo sulla stampa locale. Nelle ultime settimane ho fatto incontri continui con la Struttura Tecnica di Missione, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il Ministero dell’Ambiente e tutti gli altri Enti che devono approvare il Progetto. A tutti questi Enti ho dato adeguata informativa sull’avviso di garanzia da me ricevuto e sul sequestro della cassa di colmata di Trattaroli di proprietà della Sapir spa, come trasparenza e tempestività del buon amministratore pubblico richiedono. Sto concordando di rimodulare il Progetto Hub tenendo conto degli effetti dell’indagine della Procura in modo che i magistrati possano lavorare serenamente prendendosi tutto il tempo necessario per accertare le responsabilità penali e l’Autorità Portuale possa portare a buon fine il Progetto Hub Portuale di Ravenna con o senza le attuali casse di colmata: le due cose (indagine e approvazione Progetto Definitivo Hub) sono assolutamente compatibili.
Una cosa è sicura: Sapir, CMC e gli altri privati detentori del materiale di dragaggio presente, ormai dal 2011, nelle attuali casse di colmata dovranno regolarizzare la situazione a loro cura e spese.
Parallelamente stiamo lavorando ad un “Piano B” da realizzare in alternativa o ad integrazione del Progettone, che resta, al netto del problema delle casse di colmata, la migliore soluzione agli attuali problemi del Porto di Ravenna. Contiamo nel giro di un paio di mesi di presentare in Comitato Portuale e agli Enti con i quali, per legge, ci dobbiamo confrontare, il lavoro che stiamo portando avanti e, d’intesa con il nostro Comitato Portuale e con il Ministero vigilante, definiremo la soluzione migliore per il salvataggio e lo sviluppo del Porto di Ravenna.