dal presidente dell’Autorità portuale Luigi Merlo, è quello di consentire al porto di Genova di vincere la scommessa con il gigantismo navale e di garantire allo scalo un altro secolo di sviluppo al passo con le esigenze del mercato e nel rispetto della sostenibilità.
Attuando il piano, il porto di Genova potrà lavorare tra i 5 e i 6 milioni di teu l’anno, accogliendo navi fino a 24 mila teu. Questo attraverso processi di modernizzazione e trasformazione, quindi limitando al massimo i riempimenti a mare. Per tale motivo, e per la continuità con il progetto di Renzo Piano illustrato lo scorso autunno, è stato battezzato dai tecnici di Palazzo San Giorgio come un "Piano dell'Acqua".
L’iter di approvazione dovrebbe portare all’adozione del nuovo Prp entro un anno e andrà a integrarsi con il piano esistente, specie per quanto riguarda i nuovi terminal Bettolo e Ronco-Canepa. Gli elementi che contraddistinguono lo schema di piano sono: per il bacino di Sampierdarena la realizzazione di una nuova imboccatura a ponente (250 milioni di euro per 3 anni di lavoro) e di una nuova diga avanzata di 500 metri al largo rispetto all'attuale (1 miliardo in 8 anni), per l’area industriale la realizzazione del "Blue Print" disegnato da Renzo Piano (con nuova piattaforma per i cantieri e la revisione del quarto bacino di carenaggio), per il porto di Pra’ è previsto il prolungamento del canale di calma in modo da formare una grande isola per il terminal Vte e un’eventuale espansione a ponente e l’adeguamento della diga esistente per garantire l’evoluzione delle grandi navi (500 milioni per 6 anni di lavoro) fino a una lunghezza di 500 metri.
Assecondando la richiesta del Comune per la ricollocazione in ambito portuale del polo chimico, lo schema di piano prevede due alternative da sottoporre a Vas e osservazioni: l’inserimento sugli spazi disponibili adiacenti al porto petroli o nelle aree Enel sotto la Lanterna. È considerata la previsione di postazioni di LNG e l’installazione di aree tecniche adiacenti alla nuova diga.
Un’importante parte del Prp riguarda il cosiddetto “Piano immateriale”, ossia il rafforzamento di tutte le opere di efficientamento, innovazione, pre-clearing, snellimento burocratico e informatizzazione: opere che, si è dimostrato, possono accorciare i tempi fino al 40%, creando nuovi importanti spazi in banchina.