Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei” (COMSUBIN) al fine di garantire la sicurezza degli spazi marittimi e quindi della navigazione.
Il primo ordigno era stato segnalato a Nord di Capri, a poca distanza da Punta Caterola.
Nave CHIOGGIA, giunta sul posto nella prima mattinata dello scorso mercoledì 18 marzo, grazie ai suoi sensori di bordo, ha localizzato il residuato che giaceva su un fondale di 84 metri. A quel punto è intervenuto un Palombaro del G.O.S. che, utilizzando uno “scafandro rigido articolato A.D.S. Quantum” (Atmospheric Diving System), ha imbragato l’ordigno che è risultato essere una “mina da fondo” italiana del tipo “P200”, con all’interno circa 185 kg. di tritolo.
L’involucro esterno era assai rovinato e ricoperto da molti brandelli di reti da pesca per cui l’operazione per far risalire la mina fino a circa 30 metri dal pelo dell’acqua ed assicurala a dei galleggianti è stata particolarmente lunga e difficile fino al momento del suo brillamento che è avvenuto nel pomeriggio, a circa 3 miglia a Sud di Capri, applicandovi una contro-carica di esplosivo.
Il cacciamine CHIOGGIA si è poi diretto verso la costa cilentana dove, fuori il porto di Acciaroli era stato segnalato un probabile altro residuato bellico. Giunto sul posto, nella mattinata dello scorso di giovedì 19 marzo, il CHIOGGIA ha iniziato le ricerche che ben preso hanno permesso di confermare la segnalazione: su un fondale sabbioso di 56 metri, a poco più di un miglio dal noto porto turistico, giaceva una bomba d’aereo statunitense del tipo “Demo 500”, anch’essa molto deteriorata, con brandelli di reti da pesca e con circa 250 kg di tritolo all’interno.
A quel punto si è immerso un team del G.O.S. che ha provveduto ad imbragare il pericoloso ordigno, per poi portarlo a circa 20 metri dalla superficie ed assicurarlo a dei galleggianti. Quindi si è provveduto a rimorchiarlo, a lentissimo moto, ad oltre 2 miglia più al largo dove è stato fatto brillare con le stesse modalità descritte in precedenza.
In entrambi i casi non ci sono stati danni all’ecosistema in quanto i luoghi prescelti per il brillamento (unico sistema possibile per neutralizzare in sicurezza ordigni rimasti in acqua per così tanto tempo) avevano fondali compresi tra i 700 ed i 1.000 e l’esplosione è avvenuta mentre gli ordigni erano a poche decine di metri di profondità ed era stata accertata l’assenza di branchi di pesci nelle vicinanze.
La nave CHIOGGIA sta ora proseguendo per le coste pugliesi dove proseguirà la sua campagna per la rimozione di residuati bellici.