razionalizzare gli Arsenali della Marina Militare era già insita nei contenuti della legge n. 549 del 1995 di riforma dell’area tecnico industriale della difesa ed è stata sempre all’attenzione delle Autorità politico-istituzionali che si sono avvicendate al vertice del Dicastero, come testimoniano le iniziative di studio avviate nel tempo (Gruppo di lavoro Policy, Studio Pico, Gruppo di lavoro interforze, CAID, CRAMM).
Tutti gli studi si sono basati sulla decisione strategica di avvalersi di tre Arsenali (La Spezia, Taranto, Augusta, più la Sezione distaccata di Brindisi), quali strumenti di mantenimento in efficienza delle unità navali, a prescindere da valutazioni di natura strettamente economica.
Le iniziative si sono, però, concluse con un sostanziale nulla di fatto, insistendo soprattutto sul modello organizzativo che gli Arsenali avrebbero dovuto assumere, senza riuscire a pervenire ad alcuna soluzione concreta. Stessa sorte è toccata ad uno studio portato avanti da Invitalia, sulla base del protocollo d’intesa sottoscritto dalla Difesa con il MEF e con la stessa Invitalia.
Il protrarsi dello stallo ventennale ha poi esaltato sempre più l’esigenza di adeguare le strutture ed il personale degli Arsenali alle nuove esigenze imposte dalla tecnologia e dalla evoluta qualità delle nuove costruzioni navali.