velocizzazione dei flussi”. Ingredienti, quelli indicati da Franco Nicola Cupolo, Amministratore Delegato del Cagliari International Container Terminal, alla base dell’affermazione progressiva di una realtà peculiare nel network di Contship Italia. Un nodo caratterizzato dalla sua essenza “insulare” e dalla prossimità ai mercati del Nord Africa di cui costituisce il naturale “extended homeport”.
Quale posizione ricopre CICT nella rete mediterranea di Contship? Per l’attività di transhipment Cagliari è centro di collegamento con le rotte asiatiche, americane, nordeuropee. È scalato dall’alleanza G6 ed annovera linee parallele per compagnie come Hamburg Sud e Hapag Lloyd. Rispetto all’attività degli altri nodi del nostro network CICT non registra molti gradi di fungibilità: la scelta degli armatori in direzione dello sviluppo di mega-cluster tende a selezionare specifiche peculiarità operative; si va là dove è offerto il miglior servizio.
Per il trasbordo contenitori le nostre aree di riferimento sono West Med e Nord Africa. La dotazione strutturale del Terminal? Cagliari può contare su 1.500 metri di banchina, estendibili ad altri 380 metri, con una profondità di 16 metri. Con il completamento delle operazioni di dragaggio, da questo punto di vista, non si registra alcuna criticità. Con sette gru fisse da 18 metri e una mobile abbiamo una dotazione sovrastrutturale in grado di garantire la massima operatività sulle unità ULCCs. Soprattutto, qualora le richieste della clientela lo rendessero necessario, saremmo in grado di rispondere in modo veloce e flessibile con i necessari adeguamenti.
Una produttività aumentata del 60% è la nostra risposta alla sfida lanciata dalla portualità della sponda Sud. È forte la concorrenza? Si sente, certo. Sono realtà che operano con un gap di costo a loro favore, con strutture avanzate e nessuna differenza tecnologica. Per competere sono necessari qualità, adeguate condizioni operative, stabilità del servizio, velocizzazione dei flussi. Elementi che caratterizzano CICT, tanto da farne il punto di riferimento nel Mediterraneo per le delicate manovre di “phase in phease out”. Ovvero, il trasferimento di containers tra due “navi madre”.
Un’operazione effettuata a Cagliari 49 volte negli ultimi due anni perché esistono le condizioni strutturali e operative richieste. Ma non basta. Aggiungerei anche una vasta gamma di servizi aggiuntivi alla merce. Cioè? Mi riferisco alle procedure doganali o al project cargo, per limitarmi a qualche esempio. Nel settore delle pale eoliche provenienti dagli USA, per dire, Cagliari svolge una sorta di servizio magazzinaggio.
Dopo un periodo di giacenza sono reimbarcate o inoltrate nel territorio. CICT e mercato sardo. Nel corso degli anni abbiamo registrato una crescita dei traffici diretti e puntiamo a diventare il gateway di collegamento con la terraferma. Il 2014 in questo segmento ha segnato un +17,4% rispetto al 2013 (+19,6% in esportazione e +15,2% in importazione, ndr). I vantaggi, d’altro canto, ci sono tutti. CICT offre alle aziende isolane l’opportunità di sfruttare i collegamenti offerti dalle compagnie di navigazione su base settimanale.
Oltre tredici servizi che collegano direttamente Cagliari ai porti in tutto il mondo; con destinazioni come Singapore, Jeddah e Jebel Ali, la costa orientale e occidentale degli Stati Uniti, il Canada, l’America Centrale, il Mediterraneo orientale, la regione del Mar Nero e del Nord Africa.
Giovanni Grande
La versione integrale dell'articolo
è stata pubblicata su PORTO&diporto di dicembre
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