Pesanti ipoteche sul futuro di pezzi importanti del Gruppo e per gli stabilimenti di Alenia Aermacchi nel Mezzogiorno. Sarebbe pronto il piano industriale di Finmeccanica preparato con l’istituto
McKinsey. Almeno è quello che risulta alla rivista Panorama. Dalle anticipazioni pubblicate dal giornale emergerebbero pesanti ipoteche sul futuro di segmenti importanti dell'industria italiana della Difesa e dell'Aerospazio.
Non certo rassicuranti le conseguenze per gli stabilimenti di Alenia Aermacchi nel Mezzogiorno. In Campania e Puglia le attività prevalenti degli impianti del gruppo Finmeccanica e dell’intera filiera delle PMI, sono prevalentemente sulle produzioni Boeing 787, sul velivolo ATR e sulle aerostrutture.
Dalle anticipazioni del giornale emergerebbe la volontà di Moretti di dividere Alenia Aeronautica in due segmenti: la produzione di velivoli rimarrebbe nel core business, “ le aerostrutture (compresi gli stabilimenti all’avanguardia che lavorano per Boeing e Lockheed Martin) entrerebbero, per ora, in un nuovo contenitore per essere offerte, in seguito, ai partner americani”.
Non rassicura che Moretti dichiara di essere interessato a proseguire da solo la produzione dell'aereo regionale ATR, Airbus non è disposta a cedere la sua metà e, comunque, appare difficile proseguire questa esperienza di successo senza la struttura di vendite francotedesca (sic). Semmai francoitaliana, evidentemente il redattore si riferisce al programma del nuovo turboelica per il quale sono già attivi programmi di sostegno con risorse pubbliche. [N.d.R.]
Il piano industriale che sarebbe pronto per essere presentato al consiglio di amministrazione indicherebbe: cambiare il nome, dismettere le aziende del trasporto ferroviario, uscire da tutte le controllate, Mbda, Elettronica, Eurotech, SuperJet e vendere la controllata americana DRS. Ancora, cedere la parte avionica di Selex Es agli inglesi di Bae Systems, fondere Wass e Oto Melara (siluri, cannoni e droni), e - ciliegina finale - secondo la rivista diretta da Giorgio Mulé, mollare “lo SPAZIO che non interesserebbe a Moretti, a meno di forti iniezioni di denaro pubblico”. Ci pare veramente facile il conto di quello che resterebbe dell’industria aerospaziale italiana.
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