due figure spesso agli antipodi, che sembrano non trovare mai un punto d’incontro, ma che si fusero nella personalità eclettica di Gabriele d’Annunzio. Legato in vita alle idee della Destra, soprattutto in seguito all’incontro con Nietzsche e alle teorie del Superuomo, ed associato da sempre al Fascismo, ebbe un percorso socialista.
Per anni si è glissato sull’argomento, ma Alosco, grazie a documenti inediti, ci svelerà questa parentesi nella vita del Vate, che visse sempre con convinzione le sue idee e i suoi cambiamenti. L’autore ha voluto pertanto ricostruire tale vicenda che riguarda il poeta, superando gli stereotipi che lo restringono nei limiti di precursore del fascismo, sia sul piano culturale - l’incontro con Nitsche e le teorie del Superuomo e di un concetto di vita dionisiaco al di là del bene e del male - che politico.
Certo queste concezioni filosofiche e di comportamento trovano ampio spazio nella sua Arte Letteraria e sul piano politico nella volontà di ripristino del nazionalismo della grande Roma dei Cesari. Anzi costituiscono l’aspetto più preponderante di tutto il suo vissuto, ma vi è anche un altro percorso finora sconosciuto o accantonato, che invece lo storico Alosco ha voluto ricostruire e che non riguarda, come si potrebbe pensare, una semplice parentesi eccezionale molto circoscritta, ma trovò in due contingenze storiche abbastanza prolungate, durato anni, una piena adesione ad un solco profondo nel suo animo.
I due periodi ai quali Alosco fa riferimento, riguardano il primo l’inizio del Novecento, allorquando il Vate, eletto deputato per la destra, passò all’estrema sinistra, attratto dalla vitalità della battaglia in Parlamento e nel Paese contro l’ostruzionismo del governo Pelloux, il secondo la “svolta” a sinistra di d’Annunzio con l’emanazione della costituzione della Reggenza del Carnaro di netta ispirazione democratico-socialista.
Eduardo Cagnazzi