generale di Trasportounito, secondo il quale i rischi che il banco salti e che l’intera categoria diventi protagonista di una protesta questa volta davvero ingestibile sono altissimi.
Le accise nazionali (senza contare quindi le addizionali a livello regionale) incidono per 214 euro ogni mille litri di carburante; il che significa 214 euro ogni 2600 chilometri circa di percorrenza. Sino ad oggi, lo sconto sulle accise, “pagato” trimestralmente alle imprese di autotrasporto ha rappresentato, da un lato, l’unico sistema di compensazione per l’indisponibilità del cosiddetto gasolio professionale, dall’altro, il volano per consentire alle imprese di coprire gli oneri sociali.
Per l’autotrasporto italiano la mazzata è doppia e forse anche tripla, visto che le imprese nazionali subiscono già costi industriali e pressione fiscale fra i più alti di Europa.
“Non comprendere il valore della partita in gioco – prosegue Longo – significa ignorare quanto fragili e quasi inesistenti siano ormai i margini di sopravvivenza delle aziende italiane di trasporto merci, che, forse, potrebbero riuscire a sopportare una riduzione degli sconti sulle accise spalmata almeno su cinque anni (come propone Trasportounito) a fronte di un rimborso mensile; e parallelamente la destinazione d’uso di parte delle risorse stanziate sotto il titolo aiuti all’autotrasporto proprio alla conservazione degli sconti sulle accise. Non comprendere il valore della partita in gioco – conclude il segretario di Trasportounito – significa anche non capire quanto larga e compatta potrebbe essere la protesta di fronte a un provvedimento che ha le caratteristiche di una esecuzione sommaria”.