corrono navigando in rete. È il preoccupante dato emerso durante l'incontro “Avviso ai naviganti - Social Privacy, come tutelarsi nell'era dei social network” della quarta edizione della Єconomia sotto l'ombrellone che ha preso il via a Lignano Sabbiadoro.
A illustrare i diversi rischi nell'utilizzo dei social sono stati Denis Magro, consigliere dell'Ordine Psicologi del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Rodolfidella società di consulenza DataConSec e professore alla facoltà di Giurisprudenza dell'università di Parma e l'ispettore Francesco Tempodella Sezione provinciale di Udine della Polizia Postale.
Proprio l'ispettore Tempo ha insistito sull'inconsapevolezza di molti utenti di internet: «Internet e i social network sono strumenti utilissimi – ha detto – ma da un paradiso possono rapidamente trasformarsi in un inferno se non si è consapevoli dei rischi che si corrono. La prima cosa di cui rendersi conto, e sembra un paradosso, è che l'unico computer davvero sicuro è quello non connesso alla rete e che, quindi, nel momento stesso in cui ci connettiamo aumentano esponenzialmente i rischi di violazione della nostra privacy o addirittura di diventare vittime di truffe e reati che nascono “on line”». Secondo l'ispettore della Polizia Postale, oltre a non esserci un'adeguata consapevolezza dei rischi, si tende a sottovalutare il fenomeno: «Basti dire – ha chiarito – che in una provincia poco popolosa come quella di Udine i reati “on line” denunciati ogni anno sono più di ottocento e che di questi circa un terzo riguardano casi di adescamento, di ricatto o di pedofilia on line.Un dato sicuramente allarmante soprattutto se si considera che spesso i reati relativi alla sfera “sessuale” non vengono denunciati per “vergogna”».
Secondo Tempo, bisogna rendersi conto che quando usiamo i social non sappiamo davvero chi c'è dall'altra parte dello schermo. Inoltre va considerato che tutto ciò che viene postato su Facebook e gli altri social rimane lì per sempre e può anche creare danni futuri all'immagine di una persona. «Si stanno esplorando – ha concluso l'ispettore Tempo – le strade per arrivare al cosiddetto “oblio informatico”, ma al momento sono ancora a livello embrionale».