Alle 8:36 di ieri mattina l’Elan 410 Phantomas di Carlo Potestà ha tagliato per primo il traguardo del GiragliOne, la Roma-Giraglia in solitario.
L’escapologia non è solo un’illusione. E’ una scienza esatta che Carlo Potestà conosce molto bene. Nella Roma Giraglia è partito in fondo al gruppo, incatenato come Houdini, stretto nella morsa di un gennaker che sembrava stringere la barca alla gola, soffocandola. Tutti avanti, quindi, con Carlo che, dietro a tutti, cercava di liberarsi da quella stretta mortale. Lo fa. Esce dall'impasse e trova la via d’uscita che solo lui conosce.
Quasi tutti puntano l’Argentario. Phantomas Giannutri, che lascia a dritta. Lontano da Giannutri, al largo del Giglio. La sua fuga per la vittoria la costruisce qui.
Stanco e bisognoso di una doccia rilassante. “Non ho dormito – è la prima cosa che dice dopo aver ormeggiato – e non capisco come mai. Nessun sonnellino, neanche per qualche minuto. Non ci sono riuscito. Ora devo andare a fare una doccia e poi voglio dormire”.
Ricostruiamo con lui la regata. Una partenza sbagliata?
“Si. Ho insistito, sbagliando, a voler partire con il gennaker. Un gennaker con le spalle strette, che però era la vela sbagliata. Per ammainare velocemente, la vela mi è andata in acqua e non essendo una vela con la calza ho avuto tanta difficoltà per poterla scaricare dall'acqua e issare a bordo. Ho perso 40 minuti almeno. Però dopo che ho settato la barca e l’ho armata con un genoa medio, ho vissuto la parte più bella della regata, perché in quelle tre, quattro ore a 7,5/8 nodi di bolina larga, ho passato tutte le barche che erano sulla mia rotta. Sono passato fuori Giannutri, molto al largo anche del Giglio. La mia idea era quella di non entrare nelle bonacce classiche che si formano a sud dell’Elba. Volevo addirittura passare a sud anche di Pianosa. Però poi quando è finito quel sud-ovest con il quale siamo partiti ed è entrato un vento da nord ovest, ho visto che c’era una striscia di bonaccia anche a sud e ho deciso di passare a nord di Pianosa per avvicinarmi alla rotta ideale. La discesa verso Riva, invece, è stata discreta fino ad ovest dell’Elba, con un venticello costante di 7/8 nodi che mi consentiva di navigare dai 6 ai 7 nodi. Poi il vento ha cominciato a fare dei salti, a scendere anche di intensità. Ho fatto due o tre bordi per uscire un po’ più al largo, perché a Fetovaia, Marina di Campo, c’erano delle bonacce che arrivavano fino a terra e quindi mi sono tenuto a metà tra l’Elba e Pianosa e ho puntato diritto verso il Giglio e poi Riva di Traiano”.