deputate alla movimentazione delle merci nei porti dalla privatizzazione del 1994 (L. n.84/94). Il sistema portuale sconta ritardi, extra costi e burocrazie insopportabili per il settore proprio dell’handling e per l’economia servita. Il contributo al valore aggiunto prodotto dall’economia del mare, alla quale appartiene il settore specifico di Assiterminal, ammonta a 41,2 miliardi di euro l’anno (Fonte: 2° Rapporto Unioncamere – 2013 ‐ sull’economia del mare).
Le attività portuali ed ausiliarie ai trasporti marittimi pesano per circa il 23% (Fonte: Censis, 4° rapporto sull’economia del mare, settembre 2011). Gli occupati nel comparto marittimo‐portuale ammontano a circa 797 mila unità, che rappresentano il 3,2% dell’occupazione complessiva del Paese; ad esempio superiore di quasi 200 mila unità a quella dell’intero settore formato da chimica, farmaceutica, gomma, materie plastiche e minerali non metalliferi; e superiore di circa 160 mila rispetto all’occupazione dei servizi finanziari ed assicurativi (Fonte: Unioncamere, 2° Rapporto sull’economia del mare).
Il moltiplicatore di reddito dell’intero comparto marittimo portuale è di 2,5 (fonte Unicredit 2013), cioè ogni 100 € di domanda di beni e/o servizi o spesa per investimenti si attivano più di 250 € nel sistema economico. Il moltiplicatore occupazionale è di 2 unità, cioè ogni 100 persone impiegate in questo comparto si generano in media 200 nuovi posti di lavoro nell’indotto (fonte Unicredit). Le proposte di Assiterminal per rilanciare le attività portuali italiane poggiano essenzialmente su “buona amministrazione” e “cose da fare”, gran parte delle quali sono senza costi. Saranno presentate oggi nella conferenza stampa che si terrà a Milano.