industriali, come alto costo del lavoro e tassazione elevata, duplicazioni burocratiche, incertezze normative e crediti alle imprese, negli anni della crisi il settore portuale ha sopportato un eccessivo incremento degli oneri, ad esempio aumento dei canoni concessori e delle tasse e dei diritti portuali.
Il gigantismo navale e la concentrazione fra gli operatori comportano la necessità di nuovi importanti investimenti da parte delle società terminalistiche e scelte di programmazione delle opere pubbliche mai fatte fino ad ora, con un assetto normativo come quello della Legge 84/94 che non si riesce ad adeguare alle esigenze del mercato. Il disegno di legge di riforma all’esame del Senato è peggiorativo rispetto all’esistente, presentando nuovi vincoli alla libertà e all’organizzazione del lavoro e con una evidente inadeguatezza dei regimi concessori per nuovi investimenti e per fine periodo.
Assiterminal chiede prima di tutto certezza e ragionevolezza delle regole, ad iniziare dalla normativa fiscale (es. definitiva chiarezza sulla non imponibilità ICI /IMU sulle aree demaniali in concessione ai terminalisti portuali), sicurezza e security (Guardie Giurate, Sistri). Poi modifiche ai termini di fine concessione e l’ammodernamento della normativa su appalti pubblici, unificazione e concentrazione temporale dei controlli sulle merci nei porti da parte delle Amministrazioni pubbliche sull’esempio di quanto da anni in atto nei porti del Nord Europa.
Con una serie di altre misure a costo zero (es. riduzione della burocrazia, semplificazione di procedure) è possibile a breve un abbassamento di costi e un miglioramento di efficienza. Inoltre è necessario un piano nazionale dei porti coerente con gli orientamenti comunitari circa la rete transeuropea dei trasporti.