Seppure stretti dalla crisi, aumenta la volontà di risparmio degli italiani: alla casa, uccisa dalle tasse, preferiscono i depositi bancari. Ma crescono anche i timori e l’incertezza per il futuro prossimo, complice l’instabilità politica che ha accompagnato il Paese negli ultimi mesi. È questa la fotografia che emerge dalla rilevazione realizzata sul risparmio delle famiglie daAnima Sgr, in
collaborazione con Gfk Eurisko.Lo studio - che ha come obiettivo di indagare sulle modalità e sulle logiche che seguono le famiglie italiane per gestire i risparmi in funzione dei loro progetti futuri – è stato realizzato su un campione di titolari di un conto corrente e non necessariamente di uno o più prodotti di investimento. Ma vediamo quali sono le principali evidenze.
Il primo dato che emerge è senz'altro la frenata di cui è protagonista la progettualità degli italiani: se solo a metà 2013 la quota che dichiarava di risparmiare in vista dei propri progetti di vita era pari al 66%, a fine anno si scende al 54%. Ma si risparmia in vista di cosa? Il 22% ha risposto di mettere da parte per ripararsi da emergenze e imprevisti, mentre l’11% per accumulare una "riserva" per il futuro; ancora il 15% per andare in vacanza, l’11% per l’istruzione dei figli e il 7%, probabilmente sulla spinta delle agevolazioni fiscali prorogate dal governo anche per il 2014, per acquistare e ristrutturare casa. Lo stesso orientamento si riscontra anche tra le file degli investitori: il 30% risparmia per accumulare in vista di emergenze e imprevisti, il 19% per creare una "riserva" di sicurezza per il futuro, il 20% perché ha in programma di andare in vacanza e il 15% per l'istruzione dei figli.
Se anche per l’Italia migliorano le aspettative di crescita nei primi mesi del 2014, sulla scia della ripresa economica dell'Europa, il "deficit" in termini di fiducia non risulta ancora colmato. Per la maggior parte degli italiani, infatti, la strategia ritenuta ancora vincente è quella della prudenza nell’affrontare le spese, tendendo così a limitare il superfluo. E in linea con questa tendenza la propensione a investire sembra gradualmente ridursi, anche a causa della minore disponibilità economica.
Eduardo Cagnazzi