nave. Il temuto e unico comando non criptato da alcun codice e ordinato direttamente dalla viva voce del Comandate o da uno degli ufficiali del ponte di comando”.
Antimo Magnotta sa di cosa parla. Originario di Caserta, diploma in Conservatorio, era pianista di bordo della Costa Concordia. Sopravvissuto al maledetto schianto del 13 gennaio 2012 racconta in un libro (Sette squilli brevi e uno lungo. Il pianista della Concordia - Edizioni Il Foglio) l’ultimo viaggio della nave naufragata all’Isola del Giglio.
Perché questo titolo?
Ha molto a che fare con una misteriosa, contingente numerologia. Sette gli squilli dell’emergenza, sette i giorni di crociera della nave, sette i porti toccati lungo l’itinerario.
Il giorno tredici gennaio del duemiladodici era un venerdi e le parole tredici, gennaio e venerdi sono composte da sette lettere. Allo stesso modo ho diviso il libro in sette capitoli principali, uno per ogni porto toccato: Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma de Mallorca, Cagliari, Palermo, Civitavecchia. Poi c’è l’epilogo che scarta dalla razionalità dell’itinerario per fluttuare verso una deriva inaspettata.
Definisce il palco su cui suonava “un balconcino privato sulla commedia umana”.
Com’è la vita che si osserva su una nave da crociera?
Ho tentato di dare una rappresentazione dell’esistenza che mi scorreva ogni giorno sotto gli occhi. In generale, la fascinazione che avvolge e stordisce il passeggero non ha nulla a che vedere con la routine del membro dell’equipaggio, consumato dalla reiterazione di modelli che sono sempre uguali.
La motivazione che spinge i due attori verso una nave da crociera è diversa. Ci sono dei passaggi nel mio libro in cui questo argomento è trattato con sufficiente realismo. Cito: il mito del viaggio che diventa “la favola sul mare a buon prezzo” per il passeggero e una “nevrosi migratoria” per il membro di equipaggio”.
Giovanni Grande
(leggi l’intervista completa su PORTO&diporto Gennaio 2014)