Il “quo vadis” della portualità alto adriatica nel libro di Paolo Costa e Maurizio Maresca apre un acceso dibattito tra gli imprenditori del trasporto alle prese con la crisi del traffico e l’incertezza dei mercati. Non più investimenti a pioggia nei porti italiani ma scelte oculate e
riorganizzazione in sistemi portuali integrati come terminali marittimi delle reti Ten-T. Questa è una rotta da percorrere obbligatoriamente anche per l’Alto Adriatico per realizzare quel “range portuale del Sud Europa” atto a riequilibrare i traffici continentali oggi in gran parte appannaggio dei porti del northern range.
Un “sistema”, quello alto adriatico, che dovrebbe essere generato nella “coopetition”, cioè nella “cooperazione e competizione” , tra tutti gli attori: Ravenna, Venezia, Monfalcone, Trieste, Capodistria e Fiume. Ma se l’obiettivo, sulla carta appare perseguibile e raggiungibile, ancorché sdoganato da tutte quelle difficoltà di ordine economico e politico che comunque sono oggi presenti in Europa e nella realtà dell’area, non appare, invece, così semplice da raggiungere quando si continua a perseguire, come “separati in casa”, la politica dell’ognuno piglia tutto.
Infatti, in questo contesto, se è vero che il NAPA dovrebbe rappresentare quell’innovativo contenitore a livello internazionale di una nuova politica per portare il range dell’alto adriatico a competere con i porti del northern range, più verosimile e altrettanto vero, è il fatto che, a monte, bisognerebbe incominciare a stringere più strette alleanze e strategie comuni tra i nostri porti italiani prima che con quelli, che comunque sono i nostri diretti competitor in Slovenia e Croazia, dell’altra sponda dell’Adriatico.
Sembra infatti difficile che mentre Ravenna, per esempio in Assoporti, cerchi nuovi dialoghi con Genova per contrastare Venezia, o a proposito del traffico crocieristico il porto di Trieste goda delle “disgrazie” di quello di Venezia tentando di accaparrarsi navi e crocieristi, compresi quelli ro/ro, si possano condividere “sic et simpliciter” con porti esteri quei traffici, già scarsi, diretti alla portualità alto adriatica dove ben tre autorità portuali e due Aziende Speciali e un Consorzio a Porto Nogaro, stanno facendo salti mortali per incrementare i propri traffici e le proprie casseforti, ahimè, sempre più vuote. Massimo Bernardo (leggi l’articolo completo su Porto&diporto Gennaio 2014)
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