le idee chiare sulla situazione presente e sulle prospettive future della portualità italiana. Rinunciando ai facili slogan, in nome di un pragmatismo che origina da una pluriennale esperienza maturata sul campo.
“Anche quest’anno si registrerà un calo sostanziale dei traffici – ha affermato Andrea Mstellone - e non è certo un dato positivo. Scontiamo, al di là delle difficoltà determinate dalla crisi economica, l’incapacità di puntare in modo coerente sulla logistica, sulla sua capacità di creare valore aggiunto. Abbiamo accumulato ritardi e da questo punto di vista la Germania rimane ancora un modello.
Basti pensare agli investimenti effettuati di recente dalle poste tedesche in Slovenia, alla scelta di puntare sul porto di Capodistria per la creazione di quel “corridoio adriatico” che dovrebbe interessarci da vicino. Alla decisione di Berlino di riconvertire i lavoratori della Ruhr nelle attività di servizi legati alla logistica. Ma anche nel Mediterraneo paghiamo pegno.
A Tangermed sono state create tutte le condizioni per intercettare i traffici che passano da Suez. Banchine, fondali, grandi aree retroportuali. Soprattutto le zone economiche speciali, in grado di favorire la delocalizzazione industriale. E questo significa aprire i container sul territorio, con un guadagno cinque volte superiore alla semplice movimentazione”.
Giovanni Grande
(leggi l’intervista completa su Porto&diporto edizione Dicembre)