lagunare veneta.
Grandi infrastrutture, logistica e la crisi del porto di Venezia. E’ questo il leit motive che caratterizzerà i meeting del 2014 dell’International Propeller Club Port of Venice e che vedranno tra i relatori i massimo esponenti del cluster marittimo italiano.
E’ questo, in sintesi quanto annunciato dal CD nel corso dell’assemblea generale tenutasi a Mestre presso l’hotel BestWestern con i rappresentanti di imprese di spedizione, agenzie e mediatori marittimi, piloti ed esponenti del mondo dell’industria.
“Mentre il porto sta perdendo navi e traffici – ha esordito il presidente Massimo Bernardo – gli operatori vogliono sapere quale sarà il destino del porto alla luce dei grandi progetti di Porto offshore, delle reti TEN, di quelli relativi all’alta velocità, dell’escavo del nuovo canale Contorta Sant’Angelo per il traffico passeggeri e del ruolo dell’aeroporto Marco Polo come terzo gate intercontinentale italiano”.I cinque meeting programmati nei prossimi mesi si apriranno con una vera e propria “radiografia” dei fattori di crisi che penalizzano lo sviluppo della portualità lagunare veneta con particolare riguardo alla difficile situazione finanziaria del porto di Venezia. A febbraio sarà affrontato il tema del posizionamento del porto veneziano rispetto ai porti concorrenti dell’Adriatico e del Mediterraneo con un interclub che vedrà presenti i porti di Ravenna, Chioggia, Venezia, Monfalcone, Trieste, Capodistria e Fiume con i rappresentanti di Confitarma, Federagenti e Fedespedi. A Marzo si parlerà invece del ruolo dell’aeroporto di Venezia nell’ambito del sistema aeroportuale del Nord Est e delle varie problematiche del traffico sia merci e passeggeri rispetto alla crescente domanda di voli di linea e lowcost. Ad aprile si ritorna ai problemi del porto con particolare riguardo allo stato di crisi ed alla produttività delle varie imprese terminalistiche che operano in porto e alla loro specializzazione nell’ambito di quel virtuale range del Sud Europa denominato NAPA.
Temi di grande attualità che, in attesa della riforma della legge sull’ordinamento portuale oggi in discussione, sono anche espressione del profondo disagio di tante categorie di lavoratori e imprenditori oggi preoccupati per l’assenza di una chiara strategia che riporti la portualità tra i fattori di sviluppo dell’economia nazionale.