“Confindustria Ceramica punta ad un rinnovo contrattuale unitario, che tenga conto della difficile realtà, della diversa competitività di imprese che operano a livello internazionale, degli esuberi strutturali esistenti e delle necessarie tutele di welfare. Un contratto collettivo nazionale, che nel solco degli accordi interconfederali, sia capace di percorrere esperienze contrattuali innovative, cosa che la ceramica italiana ha già dimostrato di saper fare nel passato”.Con queste parole Enzo Mularoni, presidente della Commissione sindacale di Confindustria Ceramica commenta la situazione relativa al rinnovo contrattuale.
Ci sono fattori oggettivi da cui non si può prescindere. La crisi strutturale ha ridotto, dal 2008 in poi, la produzione nazionale di 130 milioni di metri quadrati anche a causa del crollo del 50% del mercato edile italiano; la produttività per addetto in Italia è di 17.000 metri quadrati anno rispetto ai 26.000 metri quadrati spagnoli; il saldo negativo nei costi ci costringe a vendere a prezzi superiori dell’80% a quelli spagnoli e del 150% rispetto a quelli dei paesi in via di sviluppo.
Questa situazione porta ad avere esuberi strutturali per oltre 3.000 lavoratori mentre gli ammortizzatori sociali, che interessano 10.000 lavoratori - e che hanno visto il settore ceramico nazionale pioniere nell’utilizzo di formule utili anche a salvaguardare le professionalità - stanno esaurendo le risorse.