La crisi economica, abbattutasi ferocemente in questi anni anche sulla cantieristica navale, ancora non lascia intravedere prospettive di piena ripresa, ma per la navalmeccanica italiana e soprattutto per il suo campione nazionale gli ultimi mesi sono stati decisamente positivi e il futuro appare meno buio.
Con i due ordini appena incassati dalla statunitense Prestige Cruise Holdings e dalla francese Compagnie du Ponant l’orderbook di Fincantieri per nuove navi da crociera, specialità del gruppo e settore trainante della propria attività, è salito a quota 11 unità, che valgono il record mondiale non solo sul complesso degli ordini (22, il secondo cantiere è il tedesco Meyer Werft con 6 navi), ma anche in termini di tonnellate di stazza lorda (39,5% del totale).
La prima delle succitate commesse è una nave extralusso da 54.000 tonnellate di stazza lorda, lunga 223 metri, capace di ospitare 738 passeggeri e destinata al brand Regent Seven Seas Cruises. Si chiamerà Seven Seas Explorer e porterà nelle casse di Fincantieri circa 450 milioni di dollari. La consegna è prevista nell’estate del 2016. La realizzazione verrà affidata allo stabilimento di Sestri Ponente (Genova), per il quale si riaprono così interessanti prospettive occupazionali. Esattamente come per quello di Ancona, cui è stata assegnata la costruzione della nave di du Ponant, altra unità superlusso, più piccola (11.000 tonnellate di stazza lorda per 142 metri di lunghezza e un valore vicino ai 100 milioni di euro), che sarà consegnata nella primavera del 2015.
E se determinante per incassare entrambi gli ordini è stato il supporto di SACE per le garanzie all’export fornite al sistema bancario, non meno importante è stato l’accordo sulla flessibilità firmato con le sigle sindacali di entrambi i cantieri, sulla scorta di quanto avvenuto pochi mesi prima a Castellammare di Stabia. Che, in virtù dell’accettazione da parte dei lavoratori delle richieste aziendali sull’elasticità di orari e turni, ha ricominciato a respirare, vedendosi assegnare i lavori (da poco partiti) per il traghetto dual fuel (marine diesel oil/LNG) della canadese Société des traversiers du Québec (STQ).
Andrea Moizo